IL VIAGGIO

Il 2 e 3 novembre scorso le classi terze del Bellavitis hanno visitato entrambe le sedi della Biennale dell’Arte…Ecco alcuni estratti dai commenti dei ragazzi.

“Siamo stati a Venezia a visitare i giardini della Biennale dell’arte dove c’erano molti padiglioni che noi abbiamo esplorato grazie ad un laboratorio. Io, assieme ad altre ragazze della mia classe, siamo andate in quello della Russia. Appena entrati si vedeva un’opera di Grisha Bruskin, in cui veniva rappresentata la folla che si moltiplicava partendo da una figura antropomorfa. 

Un’altra opera proponeva dei droni che scendevano dal soffitto appesi a dei fili trasparenti, sullo sfondo di un paesaggio. Scendendo ancora per le scale buie a chiocciola si trovavano delle strutture ispirate all’inferno di Dante in cui erano imprigionati degli hacker . Questi uomini potevano muoversi solo attraverso tablet comandati da noi e dagli altri visitatori della mostra.

Poi si usciva per proseguire la visita degli altri padiglioni  e fare un tuffo in nuove forme artistiche contemporanee diverse e uniche per ogni nazione. Libera Alberti , IIIE

“Mi è piaciuto molto il padiglione austriaco dove gli oggetti assumevano altre funzioni, c’erano ad esempio la sedia-paracadute e il camion-torre per salire e vedere la laguna dall’alto”. Leonardo Bragagnolo IIIA

“Il Padiglione negli Stati Uniti è situato nella zona Nord-ovest nel giardino della Biennale. Il Padiglione all’esterno è stato volutamente sporcato e disordinato, all’interno è ordinato e ben suddiviso. Nella prima stanza , come all’esterno, è raffigurato il disordine e quindi l’incertezza dell’uomo al giorno d’oggi. Al centro è rappresentata la Medusa, con un significato profondo, la violenza contro le donne, è fatta con carta rovinata, candeggina, colla e corde. Il Padiglione fa riferimento alla mitologia. Mi ha molto stupito sia per i materiali utilizzati per fare le opere”. Anthony IIIE

“Le opere nel Padiglione della Gran Bretagna mi hanno colpito molto perchè ogni spettatore le può interpretare a suo piacimento, non hanno una forma precisa ma ciascuno, con la propria fantasia, può attribuirgliela.” Caterina Poletto, IIIF

“Mi è piaciuto molto il Padiglione del Giappone perchè esponeva in una parte la città in costruzione e in un’altra vari templi giapponesi riflessi su se stessi in legno. C’era un buco dove potevi infilare la testa e fare parte dell’opera”. Marco Maronato, IIIA

IL LABORATORIO MULTIMEDIALE

“Abbiamo affrontato un laboratorio multimediale in cui, seguendo una procedura sullo schermo,  si faceva un test al computer su quali parti di un’opera osservavi di piu’, e quali no. Questo dava come risultato una mappatura dello sguardo, che faceva riflettere su quello che ci aveva colpito dell’opera. Io mi sono resa conto di essermi concentrata su una barca distrutta che  mi ha affascinato perchè aveva tanti dettagli che rappresentavano come piccole opere in una grande unica opera”. Sofia Taverner, IIIE

“…l’artista [nel Padiglione degli Stati Uniti] ha creato le sue opere con materiali riciclati come corde, cartelloni pubblicitari, ecc. e raffigura il dolore ma anche la forza. Ad esempio, nell’ultima parte si può vedere un ragazzo che cammina, cioè  l’uomo può sfidare la minaccia di violenza anche in un contesto di condizioni economiche difficili”. Giovanni Feltracco, IIIE

[In una delle opere del padiglione americano l’artista ha utilizzato] “cartine per permanente imbevute in vernice nera e porpora, presi da sua mamma parrucchiera, per ottenere un effetto di materia profonda che evoca il mare e il moto ondoso”. Filippo Tosin, IIIF

“Una delle opere che mi è piaciuta di piu’ è stata quella con tutti i fili colorati che partivano dal muro e arrivavano ai vestiti cuciti da un’assistente dell’artista e portati da chi voleva far parte dell’opera. Per me il significato dell’opera è che siamo tutti uniti nel mondo, perchè i vestiti erano di tante persone diverse provenienti da ogni parte del mondo”. Giulia Blanos, IIIA

“La Biennale dell’Arte è divisa in due parti: l’Arsenale e i Giardini dove le opere sono esposte nei padiglioni dei diversi stati partecipanti.  L’opera che mi ha colpito di piu’ si trova all’Arsenale, nella sezione dedicata alla Terra. E’ stata composta da Michel Blazy, un artista proveniente dal principato di Monaco. E’ composta da scarpe vecchie da ginnastica dalle quali fuoriescono piante e fiori. Mi è piaciuta molto l’idea dell’artista, ma soprattutto il sistema di mantenimento di queste piante. Infatti esse sono circondate da Led rosa, ai lati, che offrono ad esse la luce della quale hanno bisogno per vivere e sono dotati di un piccolo ubichino dal quale esce l’acqua necessaria alla vita di esse. Mi è piaciuto il significato, ovvero unire la moda di oggi alla Natura, alla Terra, in modo da creare un metodo di riciclaggio, infatti al posto dei vasi l’artista ha usato scarpe che comunemente le persone sarebbero state spinte a buttare. Quest’opera rappresenta l’influenza dell’uomo sulla Natura, in questo caso le scarpe, ma vuole rappresentare anche il fatto che la natura riesce, a volte, a riprendersi la rivincita sull’uomo.  Cio’ è dimostrato dal fatto che la pianta riesce a vivere dentro alla scarpa che comunemente non è il suo habitat, con condizioni difficili, come la luce artificiale”. Martina Squizzato, IIIE

LA VISITA

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