Tra gli studenti che hanno frequentato le scuole medie presso il nostro Istituto, c’è un talento davvero speciale, Wisdom Amey, un ragazzo che quest’anno, col Bologna, è diventato il più giovane giocatore di sempre in serie A.
La classe 3F, che era in prima media quando Wisdom era in terza, ha intervistato wisdom online.

-Come ti senti a giocare in serie A?
“È una gran bella sensazione perché comunque è un qualcosa che ho sempre sognato e che molti ragazzini della mia età sognano tuttora.”
-Com’è iniziata la tua passione?
“La mia passione è iniziata da piccolo, quando guardavo le partite di calcio con mio padre e mio fratello: l’atmosfera chc’era in casa quelle sere e le esultanze ad un goal mi sono sempre piaciute molto.”
-Qual era il tuo sogno da bambino?
“Il mio sogno era quello di diventare un calciatore professionista a tutti gli effetti… lo è ancora!”
-Come ti sei organizzato con la scuola a Bologna?
“Ho la scuola vicino a dove vivo, quindi organizzarmi non è stato un grande problema. Ovviamente i primi giorni non è stato così semplice, però già dopo la prima settimana ci si abitua e quindi diventa una routine.”
-Qual è stata la tua reazione all’entrata in serie A? E quella dei tuoi familiari?
“Ero pieno di emozioni, mi passava di tutto per la testa. Mentre stavo a bordo campo con il quarto uomo ero ansioso, però
appena sono entrato mi sono dovuto necessariamente scrollare l’ansia di dosso, perché sapevo che avrebbe influito
sulla mia prestazione. Infatti poi sono rimasto tranquillo e ho pensato solo a cercare di dare una mano alla squadra.
La mia famiglia era molto contenta per me, il giorno dopo li ho chiamati: non erano euforici perchè non è nelle loro caratteristiche, però mi hanno fatto dei complimenti che sono bastati per farmi felice.”

-Sei giovanissimo, eppure il talento è già molto apprezzato: ti senti soddisfatto del risultato?
“È stato un bel traguardo, però penso sia solo l’inizio, e non è assolutamente il momento per riposarmi. Ho solo 15 anni, molti campioni non si definiscono soddisfatti nonostante tutto quello che hanno fatto, perché dovrei io?”
-Da un piccolo quartiere ad una grande città, è stato un cambiamento difficile?
“Non è stato facile, perché ho dovuto cambiare vita, e mi è sembrato tutto molto precoce. Inizialmente non sempre è andato tutto bene, però è uno stile di vita che ho voluto provare a percorrere. La vicinanza di alcuni amici e famigliari e la voglia di raggiungere il mio obiettivo mi portano a non mollare.”
-Quante ore ti alleni al giorno?
“Mi alleno circa due ore al giorno. Con la prima squadra però meno, perché l’intensità e molto più alta e reggerla per due ore
diventa difficile anche per un giocatore di alti livelli.”
-Quando è stato il momento in cui hai dato il meglio di te?
“Ogni volta che mi alleno e gioco, altrimenti non sarei qui.
Ovviamente non è facile essere sempre “brillanti”, però dare il meglio di sè è molto importante per chi ti guarda e per il
miglioramento personale.”
-Che rapporto hai con i compagni di squadra?
“Con i miei compagni ho un bel rapporto, sia con l’U17 che con la prima squadra: mi hanno accolto molto bene, dandomi consigli fondamentali da utilizzare sia dentro al campo che fuori.”
-Come ti senti ad essere il più giovane esordiente di sempre?
“È una grande soddisfazione personale essere nella storia della serie A, ma ora conta solo essere costanti ed arrivare a raggiungere a quello che è sempre stato il mio sogno.”

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